Una breve sintesi delle riflessioni che attraverso interviste e articoli, la sociologa Chiara Saraceno sta sviluppando con l’associazione “Alleanza per l’infanzia” per riportare i bambini e ragazzi al centro del dibattito attuale:
Vanno messe al centro delle agende politiche le giovani generazioni con le loro famiglie, perché nelle decisioni che si stanno prendendo non sono centrali… Si dice spesso che nel nostro paese nascono pochi bambini, ma il tema delle condizioni in cui questi bambini crescono non viene affrontato con serietà proprio ora che sta esplodendo con la crisi sanitaria, una crisi economica e sociale…..I bambini sono stati ributtati nelle famiglie e affidati alle esclusive risorse delle famiglie che sono molto differenziate. Esiste un sovraccarico per le famiglie e per le madri in particolare, non solo perché la cura richiede un impegno 24 ore su 24, ma perché la stessa didattica on line richiede un sovrappiù di attenzione. Spero che qualcuno ci stia pensando perché questi bambini rinchiusi non sono tutti nelle stesse condizioni: ci sono situazioni con case ampie, terrazze, ma anche ambienti sovraffollati per non parlare dei bambini e ragazzi in presenza di grosse carenze e di situazioni di violenza.
Si sente molto parlare della riapertura, ma è un dibattito che riguarda solo le attività produttive e mai chi deve andare a lavorare: sono persone che spesso hanno figli e esiste il problema di chi si occupa di questi bimbi mentre loro vanno a lavorare se non possono farlo in smart working ? Lo stesso vale per il quando e a quali condizioni potranno uscire i bambini e i ragazzi. Per noi “vecchietti” si parla di fine anno e sembra che anche i bambini dovranno stare rinchiusi fino a settembre. Non è fattibile, occorre pensare a condizioni di sicurezza in modo che bambini possano uscire fare sport, fuori dalle mura di casa. I comitati di esperti dovrebbero porsi il problema: e la questione riguarda i soldi e la progettualità. Ma innanzitutto mi colpisce come non venga pensato come e a quali condizioni si possano organizzare piccoli gruppi di bambini e adolescenti che escano per fare sport, per qualche giorno alla settimana, andare a turni nei parchi, per favorire la conciliazione famiglia-lavoro dei genitori, sia per consentire ai bambini e ragazzi quelle attività che sono state loro a lungo precluse. Si discute del distanziamento nelle fabbriche, negli uffici, ma di bambini e ragazzi non se ne parla. Questa assenza di riflessione è un indizio di quanto sia scarsamente presente la questione della vita e dei bisogni dei ragazzi e della famiglia. Ci sono politiche da attivare subito e in prospettiva come per esempio un assegno temporaneo per i figli minorenni, un intervento sistematico per favorire l’accesso ad internet a basso o nessun costo, l’utilizzo della televisione pubblica per programmi didattici (anche per i più piccoli), la collaborazione e sostegno non solo agli insegnanti, ma a tutte quelle realtà di società civile e terzo settore che in queste settimane stanno operando perché i bambini e ragazzi più svantaggiati non siano lasciati soli. Quanto alla questione della conciliazione lavoro-famiglia, non può essere affidata solo al lavoro a distanza, per chi può farlo, o al ricorso alle babysitter, ma in prospettiva occorrerà rafforzare il sistema dei nidi, scuole per l’infanzia e tempo pieno.